Il disco intervertebrale lombare: una sorgente di dolore primaria. Strategie terapeutiche a confronto: metodo McKenzie e metodo Cyriax
Riabilitazione Oggi n. 8, Ottobre 1996 (a cura di Faulisi B. – De Grandi L.)
Si tratta della rielaborazione di una tesi di diploma di Laura De Grandi di cui Bruno Faulisi era il relatore.
Questo articolo rappresenta il tentativo di riassumere le conoscenze acquisite in merito alle caratteristiche anatomiche e fisiologiche del disco intervertebrale.
Indicazione al trattamento chirurgico: ruolo della diagnosi meccanica e terapia
Riabilitazione Oggi n. 9, 2001 (a cura di Bruno Faulisi)
Questo articolo è stato scritto in occasione del primo Congresso Nazionale Mckenzie ed il suo contenuto ha destato molto scalpore, in quanto ci si approcciava per la prima volta alla possibilità effettiva che non tutti i danni discali fossero riducibili. L’evidenza clinica, durante la pratica lavorativa, rivelava infatti che buona parte dei dischi esaminati appartenevano a quadri irriducibili, che in quel periodo storico non avevano ancora un trattamento specifico adeguato. Questi erano destinati alla guarigione spontanea o all’intervento chirurgico. Faulisi, in quel momento, stava collaborando con il Dott. Bazzan, molto interessato a questo tipo di aspetto. Insieme hanno esaminato dischi non riducibili, che non rispondevano cioè al trattamento di riducibilità usato da McKenzie, in quanto il meccanismo idrostatico non era più integro e diventava necessario valutare chirurgicamente che cosa avveniva.
Dal loro studio è emerso, come spiegato nel presente articolo, che pochi dischi erano veramente lesionati; avevano cioè perso la continuità dell’anulus provocando l’ernia discale.
La maggior parte dei dischi irriducibili trattati con il metodo McKenzie non avevano subito un miglioramento ed erano risultati integri alla valutazione chirurgica. A questo punto è venuto spontaneo pensare ci si trovasse di fronte ad una sottocategoria di dischi ancora sconosciuta non strettamente chirurgica, poiché i dischi non erano anatomicamente erniati.
Da qui l’idea che, in presenza di un danno irriducibile e di un disco integro, fosse possibile trovare un trattamento efficace, individuandone la patologia e dandole un nome preciso: il prolasso discale.
Le considerazioni, le conclusioni raggiunte nel presente articolo, unite alla necessità di comprendere sempre più la meccanica del disco e una patologia che comportava la compressione sulla radice nervosa, hanno guidato Faulisi nella ricerca scientifica successivamente coagulata nella stesura del suo libro.

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Irritazione della radice nervosa spinale: un differente punto di vista nell’approccio fisioterapico
Riabilitazione Oggi n. 4, Aprile 2003 (a cura di Bruno Faulisi)
Questo articolo nasce dalla comprovata sperimentazione di Faulisi che non tutti i danni discali sono riducibili. In particolar modo, in Italia, vi è una grande incidenza di danni irriducibili.
Tale consapevolezza ha portato alla necessità di conoscere approfonditamente il meccanismo dell’irritazione della radice nervosa, proprio in considerazione del fatto che un danno irriducibile comporta il contatto disco radicolare per un periodo di tempo prolungato. Si faceva quindi forte l’esigenza di capire in che modo e come mai la radice nervosa si potesse irritare, producendo un dolore di tipo radicolare.
La logica di questo articolo mira soprattutto a comprendere perché nel trattamento dell’irriducibilità, ancora alle origini, si notasse un miglioramento della sintomatologia senza la modifica sostanziale della forma del disco. I test di provocazione di tensione durale e radicolare erano, infatti, positivi, nonostante i sintomi venissero alleviati.
Ciò significava che le posizioni di non contatto, fatte assumere ai pazienti dal terapista, erano in grado di togliere l’irritazione di radice, ma non di modificare la forma del disco.
Per quanto riguarda il contenuto, questo articolo tratta di patologie meccaniche della colonna vertebrale in presenza di irritazione della radice nervosa spinale. Una radice nervosa compressa può irritarsi, generando quadri clinici talvolta complessi.

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Il prolasso discale
Mantova aprile 2010 - Editoriale Sometti
"Il prolasso discale" è il risultato finale di otto anni di ricerca, evidenze cliniche, rielaborazione della letteratura scientifica, che hanno portato i pazienti ed i fisioterapisti alla conoscenza di questa nuova entità patologica.
Questo scritto pone in evidenza le tre grandi differenziazioni della patologia discale: la protrusione, trattata con il metodo McKenzie; il prolasso, che prevede il rimodellamento come trattamento; l’ernia che può necessitare dell’intervento chirurgico o attendere la guarigione spontanea con intervento conservativo. Il titolo trae la sua origine dalla particolare attenzione data al prolasso come patologia ed al suo trattamento: il rimodellamento discale.
Una patologia vertebrale complessa: il prolasso discale
Riabilitazione Oggi n. 6/7, Giugno/Luglio 2010 (a cura di Bruno Faulisi)
Questo articolo può essere considerato un’introduzione ai contenuti più complessi del libro "Il prolasso discale".
E’ stato pubblicato sulla rivista di settore “Riabilitazione Oggi” alla fine di un lungo processo di elaborazione della letteratura scientifica e di ragionamenti clinici, che hanno portato, per la prima volta, a dare un nome a quella patologia appartenente alla categoria dell’irriducibiltà, non ancora individuata e che per molto tempo era rimasta sotto soglia: il prolasso discale appunto. Esso viene esaminato e distinto più dettagliatamente in prolasso nucleare e prolasso anulare.

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Un problema alla radice... GLI IRRIDUCIBILI
Riabilitazione Oggi n. 8/9, Agosto/Settembre 2010 (a cura di Bruno Faulisi)
Questo articolo è stato scritto per giustificare e dare una spiegazione esaustiva al trattamento del prolasso discale.

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Corso FAD “Evoluzione della terapia manuale”
Pubblicato dal 2011
Il corso è attivo su internet dal 15.01.11 (per informazioni visitare il sito www.fadriabilitazione.com). Si tratta di un corso di formazione a distanza (FAD) di educazione continua in medicina senza tutoraggio ed esteso su tutto il territorio nazionale.
Esso è rivolto alle seguenti professioni e discipline: Medico chirurgo: medicina dello sport, medicina fisica e riabilitazione, medicina generale (medici di base), ortopedia e traumatologia. Fisioterapista.
Argomenti trattati:
Prendendo in considerazione l’Evoluzione della Terapia Manuale degli ultimi vent’anni e valutando lo sviluppo delle conoscenze acquisite, si giunge alla possibilità di differenziare le strutture responsabili del dolore lombare e riferito all’arto inferiore.
Le principali strutture, disco intervertebrale, regione dell’anca, articolazione sacro iliaca, articolazione faccettaria, vengono valutate attraverso un sistema ad esclusione, che segue l’andamento di un algoritmo diagnostico.
Viene esaminato in dettaglio il disco intervertebrale e viene finalmente identificato il substrato anatomico che sottende l’irriducibilità, così da differenziare la patologia della protrusione da quella del prolasso e da quella dell’ernia.
Vengono inoltre individuate in dettaglio le patologie della regione dell’anca, così come i disordini dell’articolazione sacro iliaca.
Per esclusione, si giunge infine all’articolazione faccettaria, l’unica struttura ad essere ancora avvolta da una nebulosa incertezza diagnostica.

Crediti formativi: 8
Corso residenziale "Diagnosi differenziale in terapia manuale"
Maggio 2011
L’obbiettivo di questo corso è fornire le linee guida necessarie agli operatori sanitari per individuare le principali strutture responsabili di dolore lombare riferito all’arto inferiore.
Argomenti trattati:
"Diagnosi differenziale in terapia manuale" è un corso residenziale, derivato dal corso FAD "Evoluzione della terapia manuale" (vedi www.riabilitazioneoggi.com) e costituisce un approfondimento ed un’esemplificazione dei concetti in esso esposti.
Questo corso mira ad integrare il ragionamento clinico, fondato sull’algoritmo diagnostico, per differenziare i tessuti responsabili del dolore lombare e riferito all’arto inferiore, con sessioni di esercitazioni di pratica clinica.
Attraverso un sistema ad esclusione, vengono analizzati in dettaglio disco intervertebrale, regione dell’anca, articolazione sacro iliaca e faccetta articolare, consentendo in tal modo al fisioterapista di giungere a formulare una diagnosi differenziale.
In particolare, il disco intervertebrale viene esaminato così dettagliatamente, da rendere possibile l’individuazione del substrato anatomico che sottende l’irriducibilità.
Il prolasso discale, quale entità patologica, prevede un trattamento specifico e diverso dalle tipologie di intervento utilizzate nella cura delle altre patologie discali. Tale tipo di trattamento prende il nome di "rimodellamento".
Individuando un prolasso discale ed adottando una logica strategia di valutazione meccanica che segue l’algoritmo diagnostico, il fisioterapista sarà pertanto in grado di discernere la patologia della protrusione da quella del prolasso e dell’ernia.

Crediti formativi USL 21: 19

Crediti ECM nazionali con riabilitazione oggi, assegnati per fisioterapisti e medici: 24
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Corsi Evoluzione della terapia naturale